Come te

Non arriva uno sputo di luce
qui dove siete, comete.
Avete sentito parlare del Sole,
e col ghiaccio in spalla
siete partite
verso un mitologico Valhalla.

Viaggiando chilometri verso l’ignoto,
vi siete perse nel vuoto,
Giove vi ha rapite,
il fuoco vi ha mutate in cenere,
onde gravitazionali a nuoto,
immerse nell’etere.

E poi, stremate, lo vedete:
Sole, ma non la stella, voi.
Il calore scioglie forse il ghiaccio,
ma anche il vostro essere
in un finto abbraccio.
Consumate da un Valhalla che vi odia,
i pianeti ruotano:
non vogliono guardarvi,
temono del vostro dolore
la custodia.

Il vostro sogno vi trasforma
in invisibili fantasmi del cielo.
Mentre perdete forma,
la speranza muta in velo,
che portate come pesante coda.

La vostra bellezza è unica,
ma un telescopio è dono di pochi,
persi in una vita abulica,
rari occhi son sensibili
alla diversità di splendori fiochi.

Dopo avervi spogliate di tutto,
il vostro sogno si rivela brutto
e il Sole diventa violento:
vi lancia di nuovo
nel ghiaccio più freddo
e in un nero più nero del lutto,
ora a speranza nulla e cuore spento.

Le comete sono tutte quelle persone che intraprendono un lungo, pericoloso viaggio verso terre straniere avendo in mano solo la speranza per una vita migliore. Allora vorrei un Universo senza distinzione fra comete e pianeti, dove ognuno comprenda che siamo solo polvere di stelle, figli dello stesso Big Bang. Un Universo in cui non ci si ruoti dall'altra parte, ma si tenda una mano a chi mette a rischio tutta la sua vita, alla ricerca di un barlume di luce.