Il gioco dei conflitti

“L’aereo ferisce il cielo”,
pianse la bambina.
“Ma l’aereo è suo prigioniero”,
Rispose il vecchio.
La pioggia picchia il suolo,
ma il suolo la fa scomparire.
Il mare vive da solo,
ma lui prende tutto lo spazio.
Il sole spegne le stelle,
ma le stelle emarginano il sole.
Le emozioni non vogliono parole,
ma le parole storpiano le emozioni.
Il cemento uccide i colori,
ma i colori sovrastano il cemento.
L’uomo annienta l’uomo,
ma l’uomo è vittima di se stesso.

“Quindi chi è il buono?”,
chiese la bimba.
“Il buono e il cattivo sono equivalenti”,
replicò l’anziano.
Nei conflitti non c’è altrimenti:
tutti sono colpevoli e innocenti.
La guerra è l’unico vero mostro,
che cancella ogni ragione
e partorisce aberranti tormenti,
trascinando in lei bimbi e vecchi,
e chi del cuor ha ancor custodia.
Il simile che si riconosce e si odia,
in uno specchio fatto di lacrime.
Schiavo della propria natura,
prende la morte in adozione
e la chiama amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“L’aria ha cambiato colore”,
“La paura cade dal cielo, piove”,
“Il fuoco mi strappa la pelle”,
“L’ossigeno adesso mi manca”,
“Mi sento sempre più stanca”,
sospirò la bambina.

“Forse, però, siamo noi i buoni”,
disse il vecchio quasi addormentato,
al ritmo di grida e spietati altri suoni.

Con l'augurio che l'essere umano, un giorno, smetta di odiarsi.