e Planasti

Nuvola, ti prego, dimmi.
Da dove vieni? Quanta strada hai fatto?
Tu sei grigia e piangi.
Hai visto quanto il mondo è matto,
lontano chilometri da casa mia.

Figli senza madri,
bambini giustiziati,
bombe sui quartieri,
persone travestite da soldati,
desideri che si sono ammalati.
Le tue lacrime bagnano il mio viso
e diventano le mie.
L’impotenza mi soffoca.
Mi gridano le viscere
e si affollano di domande.
Nuvola, sei forse troppo pesante?
La rabbia scoppia nel mio petto,
ma il mondo mi incatena.
Soffio in te tutto il mio amore,
ogni speranza e ogni preghiera.

Nuvola, ti prego, porta il mio messaggio,
dimmi che di qua sei solo di passaggio
e che tornerai da dove ha avuto inizio il viaggio.
Rovesciati sui loro cuori affranti
e fa che un bimbo ti guardi
e nelle tue sagome scorga i suoi sogni,
che non è mai troppo tardi.
In te veda le forme del mondo che vorrebbe
e che il suo mondo lo abbracci
e scacci col calore la paura.
Carezza le teste dei soldati,
riportali a quando da poco erano nati
e i loro cuori non avevano colori di bandiera,
erano bianchi immacolati.
Piovi sui fucili e spegnili del fuoco.
Plana sull’illusione delle differenze
e cancella ogni inutile confine
e la menzogna da ogni mente.
A questa fiaba nera imponi fine,
che siamo tutti figli di niente,
fratelli e sorelle smarriti,
in cerca della loro nuvola…

Ti prego.

Questa poesia parla di un argomento tristemente attuale. Il titolo è un'anagramma.