Forse era la tua carezza

Il dolore può portar fuori da ogni mappa,
ed è cosi che mi trovai su una spiaggia,
di notte, da agnostica,
a pregare seduta sulla sabbia.

A tentar di immortalare un sentiero fra gli astri,
da sola con la mia macchina fotografica,
unire quei puntini per trovare un senso
e disegnare l’arco della tua bocca serafica.
Bussare ad un buio così impenetrabile,
per farmi rispondere dalla speranza,
entrare di nuovo in quella stanza
e vederti in piedi, tendere verso me le braccia.

“Dove sei?”, chiesi dritta al cielo,
tentando di buttare un’ancora
in un oceano senza fondo.
“Dove sei?”,
sembrò risuonare in tutto il cosmo,
scalare la salita di un Olimpo senza Dei.
“Dove sei?” ed ecco,
una stella cadente squarciò il nero
e riuscii a sbirciare per un istante
nell’anima di quel cielo.

Ne uscì una luce strabordante,
la stessa che ricordavo nei tuoi occhi.
Il percorso di quella stella cadente,
fu una carezza sul mio sguardo.
E allora volli credere che, testardo,
per l’ultima volta mi avevi risposto.

Amore della mia vita,
fai buon viaggio.

Dedicata a chi farà sempre parte dei ricordi più dolci.