Il Viaggio

Scorpione,
indossi il tuo velo di stelle a strascico,
a rendere immortali le notti estive.
E la Via Lattea diventa un sentiero di montagna,
che del mio spirito scala le cime.

Qui vedo l’invisibile,
sento il rumore del viaggio di cui faccio parte.

Qui sul sentiero vorrei essere uno dei larici:
tendere con tutto il mio corpo al cielo,
farmi accarezzare la testa dalle meteore,
ballare un walzer col vento,
al ritmo di un tempo senza tempo.
Vorrei festeggiare le stagioni che cambiano tingendomi d’arancione,
facendo delle mie foglie coriandoli
e ricostruendole in dono al mondo sotto una calda doccia di sole.

E quando la luna gioca a nascondino,
ecco del cielo più ardentemente fiorire il giardino:
ogni stella è più vivida e posso specchiarmici.

Mi perdo nella mia natura di fragile esploratrice,
assaporo la mia piccolezza,
che fondendosi col tutto diventa immensità.
Mi sento parte di qualcosa oltre la razionalità,
un mistero, che per quanto ci affaticheremo a comprendere,
tale resterá.

Ed è qui, nel vuoto e nell’oscurità,
che mi sento piena e strabordante di luce.
È qui, in un orizzonte senza confine e senza forma,
che tutto acquista un senso.
È qui che mi innamoro di me,
della spaventata umanità,
del mio insignificante e coraggioso pianeta,
dell’essere senza comprendere.

E guardando Andromeda negli occhi,
le domando se la nostra solitudine è una condizione reale,
o se siamo parte di una sterminata, brulicante espressione di vita ancestrale.
La risposta è sempre un caldo sorriso, di fede natale.

Scorpione, prendimi per mano e portami con te,
ad ammirare la tua veste di Vita Lattea per l’eternità.

Questa poesia è nata da un bellissimo cielo estivo ammirato in Valle d'Aosta.