Non leggermi senza consenso
Sono una poesia.
Vivo all’interno di un grande diario, l’inchiostro scandisce la mia armonia.
Mi nascondo fra queste pagine, sono intima, riservata, sacra, fragile.
Dentro me vivono emozioni, riflessioni, esperienze.
Sono una poesia.
Non mi faccio leggere da occhi colmi di disattenzione, non pronunciare da labbra intrinse di bugia.
Scelgo pochi eletti a cui sussurrare la mia allegoria.
Ma tu, uomo, hai rubato il mio diario, sfogliato con foga le mie pagine.
Sei una voragine ed io non ho fune. Sei fiume ed io non so tenermi a galla.
I tuoi occhi si sono insinuati fra le mie righe, con le tue mani hai toccato
la mia carta, per prenderti ogni mia lettera.
Sperpera, il tuo sguardo, la mia bellezza. Non posso ribellarmi al tuo
sconfinato vizio. Mi sento svuotata, sporca, non più poesia, ma stolto comizio.
Dell’amore si l’antitesi, vuoi solo la mia forma, non ti interessa il mio contenuto.
Vorresti ridurmi a semplice onomatopea, senza più voce per chiedere aiuto.
Sono una Donna.
E tu, uomo, hai rubato il mio corpo.
